Artista
Nato a Cesena nel 1982, Gola Hundun si forma all’Accademia di Belle Arti di Bologna e nel 2004 si trasferisce a Barcellona, dove attualmente vive e lavora. La sua passione per il mondo vegetale e animale nasce dal profondo rispetto e ammirazione che questo artista nutre per tutte le forze di vita che fanno parte del nostro universo. La sua riflessione e le sue opere si basano spesso sul rapporto che l’uomo ha con la natura, spesso conflittuale, con la speranza che la natura possa tornare a liberarsi dalle costrizioni inflitte dall’essere umano. Gola è lo sciamano della street art italiana, il suo desiderio è quello che i suoi muri riescano a riportare la natura nelle città e nei cuori dei cittadini.
La presenza di Nicolò ha riempito il festival di battute e risate, aggiungendo all’esperienza dello staff un tocco esotico che ha reso più sopportabili anche i momenti di grande fatica. La cordialità, la socievolezza di Gola hanno coinvolto e rallegrato tutti durante le giornate del festival.
Tema ed esegesi dell'opera
ART.9 Costituzione della Repubblica Italiana
"La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione"
Piccola esegesi: il muro omaggia la tutela del paesaggio locale, Gola ha infatti scelto di rappresentare sulle due pareti di via Casaglia i colori e l'atmosfera dello "Zerbale", pozza del fiume Bidente che in estate risplende dei colori di foglie e alghe.
Il muro, il contesto e le storie
Il muro di via Casaglia è uno dei pochi muri privati interessati dal Festival del 2018. La caratteristica principale che ci ha fatto prendere in considerazione questa parete è stato l’altissimo livello di degrado preesistente all’intervento artistico; la parete era infatti un foglio di confronto continuo tra oratori urbani forlivesi che si contendevano lo scettro della ragione a colpi di “fascisti sempre”, “no antifascisti sempre”, anarchia e libertà e sedicenti writers che provavano a taggarsi in maniera alquanto discutibile tra un “Ti amo Giù” e la celebrazione di un glorioso “3/11/10”, incomprensibile quanto labile anniversario di fidanzamento tra novelli Renzo e Lucia.
Ci sono molti muri in città in queste condizioni ma questo in particolare rappresentava un “peccato”, trattandosi dell’accesso ad uno dei posti più belli della città (il Parco urbano) ed essendo in prossimità dell’intervento con mosaico trencadis del professo Impieri che decora il sottopassaggio di viale Salinatore. Questo contesto determina quindi un intervento su quella che ad oggi è tra le vie a maggiore densità artistica della città, con un richiamo ai fiumi del territorio, dal momento che anche il lavoro di Impieri richiama il fiume Rabbi e il fiume Montone, mentre come si diceva Gola ha scelto di celebrare il Bidente. È evidente a tutti l’elemento di VALORIZZAZIONE messo in campo da questo muro e come l’aspetto invece legato alla RIQUALIFICAZIONE si sia perfettamente integrato con ciò che il passante troverà a pochi metri dall’opera, parco e fiume.
Gli aneddoti sulla presenza di Gola al muro sono infiniti, su tutti la signora Maria che ogni giorno si presentava con la Moretti da 66 da offrire al nostro artista per alimentare ulteriormente la sua loquacità, soffermandosi con lui a parlare in dialetto e a raccontargli la sua Forlì che ha visto cambiare tanto negli anni. Nicolò si è fatto amare dai forlivesi nei giorni di lavoro al muro e non a caso via Casaglia era sempre lo spazio più frequentato durante il festival con tantissimi cittadini che si fermavano per farsi due risate e ammirare le pennellate di colore che oggi rubano l’occhio anche al passante più distratto. La complessità del lavoro su due sponde avvolge gli spettatori e rilassa la vista con accostamenti cromatici incredibili che riportano ad una delicatezza che non sembra avere molto a che fare con la strabordante esuberanza di Gola, ma che in realtà ne esprimono l’altissima sensibilità e l’amore per la natura e il territorio.