Artista
Hyuro era un’artista argentina nata nel 1974 e morta nel 2020 che ha vissuto e lavorato a Valencia, in Spagna. Ha iniziato a dipingere in strada dopo aver conosciuto lo spagnolo Escif e il suo nome d’arte nasce dall’unione dei suoi due cognomi.
C’è un dialogo continuo tra lei e le sue opere, c’è la ricerca di sé che è svelamento ed epifania, buco di serratura e nudità. C’è il rapporto con l’altro: essere umano, animale o cosa che sia. La sua estraneità, la volontà di capire i possibili incastri, di trasformarsi, senza però adattarsi mai, senza perdere il proprio volto, il proprio corpo, perché altrimenti arriva la sconfitta, arriva la depressione. C’è la donna, una e tutte. La donna che più di chiunque altro si trasforma per accogliere, creare o semplicemente conservare.
Quando nel novembre del 2020 abbiamo appreso della morte di Tamara siamo rimasti tutti molto dispiaciuti e nel portare un fiore sotto al suo muro per ricordarla insieme abbiamo raccolto i pensieri in un saluto:
“...sono bastate poche giornate insieme per toccare con mano la tua sensibilità e la tua determinazione, quando a forza di sorrisi e battute hai smesso di essere Hyuro e sei diventata per tutti noi Tamara, una donna che con le parole giuste è sempre stata in grado di ribaltarci... qualcuno oggi nel comunicare la tua morte ha detto che "Hyuro non dipingeva sui muri ma parlava con la strada", è verissimo e il messaggio che ci hai lasciato è li oggi a parlare per te...
Grazie per averci raccontato qualcosa di te e per aver reso più bella la nostra città...”
Tema ed esegesi dell'opera
Piccola esegesi: il muro parla all’osservatore e lo costringe ad un ragionamento; il tema del festival del 2019 era il Risorgimento e Hyuro ha scelto di rappresentare la fotografia come oggetto di sviluppo tecnologico e come strumento che da quel momento in poi ha cambiato il nostro modo di vedere le cose; se prima della fotografia infatti le nostre immagini mentali si formavano sulla base dei racconti, condizionati dalla voce di chi ci parlava, con le foto siamo stati in grado di vedere i fatti e la realtà per quello che era, consentendoci di farci una nostra personale opinione delle cose. L’opera si chiama “Europa solidale” e chiama l’osservatore ad una scelta: se, come tradizionalmente avviene (ad esempio con i fumetti), si sceglie di guardare l’opera dall’alto verso il basso si nota una figura femminile (Europa) che sostiene una barca immersa nel suo mare (il Mediterraneo) e che progressivamente la lascia affondare. Ma Hyuro ci dice che se scegliamo di cambiare prospettiva e guardare diversamente le cose possiamo leggere l’opera dal basso verso l’alto e vedere Europa che solleva dalle acque una barca portandola in salvo. Il riferimento è chiaro alla tragedia dei migranti che a centinaia perdono la vita nella traversata del Mediterraneo per cercare un futuro migliore in Europa e la scelta della prospettiva con cui guardare l’opera segna quindi la differenza tra l’odio, l’indifferenza e la solidarietà.
Il Muro, il Contesto e le Storie
La sensibilità di Hyuro ha incontrato uno dei muri più scrostati delle case popolari di via Nullo e l’impatto è evidente. Arrivando da piazza XX Settembre il muro appare già nella sua grandezza all’osservatore prima ancora di arrivare all’angolo della strada dove il multietnico e vivace market gli fa da simbolico e prezioso custode. È bello vedere il confronto tra l’opera più marcatamente politica del festival e i tanti cittadini stranieri che si incontrano ai suoi piedi e cogliere la multietnicità di Forlì come una ricchezza per tutti. Instancabili rifornitori di acqua per i secchi di vernice di Tamara i commercianti del market ci hanno fatto compagnia nelle giornate di pioggia in cui ci rifugiavamo nel piccolo spazio di accesso, mentre osservavano incuriositi Tamara salire e scendere dall’elevatore per chiacchierare tra una sigaretta e l’altra in una lingua mista di italiano-spagnolo e inglese con Irene e Nicola passare imprecando 1000 volte al giorno con il furgone per quella strada, senza mai trovare parcheggio.
Sono sempre le case popolari di via Nullo che rappresentano ormai il distretto della Street art forlivese a fare da cornice al lavoro di Hyuro.